Me lo immagino così il margine delle cose.
Un po’ verde, un po’ rosso e un po’ arancio.
Mai troppo delineato, mai troppo sfuocato.
C’è una certa sensualità nei margini delle cose, un romanticismo intrinseco.
Come se noi spettatori, potendo toccare i margini, riuscissimo a entrare dentro il cuore delle cose, a relazionarci con loro.
Riuscire ad entrare in contatto con i margini delle cose rende più vive loro, e più presenti noi.
Seguire col dito la forma degli alberi, delle case, delle risate della gente.
Sta tutto nei margini. Nei contorni.
Vivono mondi dentro a quei margini senza che noi ce ne accorgiamo.
Le cose hanno vita propria solo se hanno un margine.
Anche l’acqua prende i confini di ciò che la contiene.
Anche l’aria probabilmente ha un margine. Il cielo stesso, o la Terra.
Anche il mare, quel mare che ci piace tanto, prima o poi fa i conti con la sabbia, il suo confine complementare.
Solo due confini che si toccano possono creare un infinito.
Solo due margini possono dare vita a una linea che non ha confine se non se stessa.
Così è la vita.
Rimanere ai margini, per immergersi dentro il confine sconfinato delle cose.
V.
(foto presa da Internet)
il margine è l’estrema periferia delle cose, un luogo poco ambito, eppure rimanere ai margini permette di vedere, il mare a percepire il suo confine, il crinale delle Alpi a guardare giù tutta l’Italia, un cuore a condividere il suo battito.
ml
"Mi piace"Piace a 1 persona